28.05 - Per riempire il vuoto di questa legge si è sottolineata la necessità di far capo al c.d. Progetto esistenziale di vita. Di che cosa si tratta?

Si tratta di una svolta nell’universo della vulnerabilità. In sostanza: non il taglio affaristico della legge sul “dopo di noi” e neanche un elenco di tare fisiopsichiche, di meri deficit, come nella legge “328/2000”. Si tratta di un Progetto di tipo personale, a 360°, “un lievito esistenziale”: che cosa quella creatura desidera, a chi vuole bene, quali idiosincrasie si porta dietro, dentro di sé. Un testo in cui confluiranno i mille dettagli che solo i genitori conoscono; una ricchezza preziosa, da non dissipare che si trasforma in un vero e proprio un punto luce.

Obiettivo generale: far sì che l’interessato non sia più nudo, indifeso, evitare che la morte dei suoi genitori lo lasci allo sbaraglio; uno scudo contro il rischio di decisioni avventate, inappropriate, da parte di chicchessia. Destinatari: per ora i disabili gravi, grandi e piccoli, più in là si vedrà. Chi confeziona il progetto: un’apposita Commissione comunale. Chi verrà ascoltato all’uopo: il fragile stesso, i familiari, quelli che conoscono la sua storia.

Lo scritto dovrà essere ampio quanto basta; periodicamente aggiornato, oppure quando cambi qualcosa di significativo. Cosa attiverà la macchina: un’apposita segnalazione al Comune, obbligatoria per i Servizi e per l’Anagrafe che sarà la tenutaria del progetto.

Nessun problema legato alla Privacy: solo gli addetti ai lavori sapranno, avranno accesso. Nessuno potrà, a cose fatte, decidere alcunché sul conto di quella persona (medico, casa di riposo, ente finanziario) prima di aver visionato il Progetto, con la lente di ingrandimento; e potrà discostarsene solo motivatamente.


Cosa cambieresti o aggiungeresti rispetto alle indicazioni di cui sopra?