Anzi tutto va sottolineato che nulla esclude che il genitore, in tale designazione, non si limiti semplicemente ad indicare il nome dell’amministratore, ma colga l’occasione anche per indicare diffusamente quali sono i criteri gestionali secondo cui a suo avviso l’ads dovrebbe attenersi nel suo futuro lavoro. Beninteso che anche questi sono punti che il GT potrà disattendere, di nuovo però solo ove sussistano gravi motivi. Si tratta quindi di una possibilità significativa per i genitori di tratteggiare le linee generali che l’esistenza del proprio figlio potrà seguire in futuro: con riguardo sia agli aspetti patrimoniali, sia a quelli sanitari, sia a quelli affettivi/relazionali.

Si potrebbe immaginare che in casi del genere il genitore designante non si limiti semplicemente ad una serie di indicazioni unilaterali, ma si spinga piuttosto a coinvolgere il GT e magari lo stesso ads designato in un “concerto progettuale dal vivo” in cui il genitore stesso sia in grado di spiegare e articolare tutti i passaggi dell’articolazione che lui immagina per il proprio figlio, chiarendo i vari punti a coloro che, sia nella veste di giudice sia nella veste di ads , saranno deputati un giorno a gestire tutto ciò.

Oggi a quel che si può arguire cose del genere succedono di rado, occorrerebbe perciò lavorare seriamente sia ala livello generale sia sede per sede il formarsi di una prassi del genere. Nel senso che in ogni ufficio del GT esiste come una sottosezione già organizzata preventivamente per gestire in modo appropriato lo svolgersi di questi “concerti progettuali”: una specie di automatismo procedimentale che scatterà ogni qual volta il genitore stesso sia interessato a procedere in tal senso. Inutile sottolineare il livello serenità e di minor preoccupazione che un sistema del genere può indurre presso i genitori (di una persona disabile) che vedano appropinquarsi il momento della propria fine.