22.01 - L'apertura dell'AdS, con il decreto istitutivo, priva il beneficiario della capacità legale di agire?

No, l'Ads  è destinata - salvo che in ipotesi peculiari, del tutto limitate - a non privare l’interessato, neppure in parte, della capacità legale di agire. È anzi questa una delle caratteristiche di maggior rilievo della misura di protezione in parola, il cui  Leit-motiv  può  sintetizzarsi nella formula “Non abbandonare e non mortificare” di cui all'art. 1 della legge istitutiva : “finalità di tutelare ... le persone prive in tutto o in parte di autonomia, con la minore limitazione possibile della capacità di agire”.
È bene chiarire che la capacità legale di agire è una categoria giuridica, contemplata nel codice civile, e indica la capacità della persona di compiere atti giuridicamente rilevanti, idonei cioè a costituire, modificare o estinguere rapporti giuridici (es. stipulare un contratto, contrarre matrimonio, fare testamento).  

La capacità legale di agire presuppone l'esistenza, nella persona, della consapevolezza riguardo agli effetti dell'atto da compiere; pertanto, la legge attribuisce la capacità legale di agire alla persona al momento del compimento della maggiore età.  Al momento della nascita, invece, la persona è titolare della sola capacità giuridica, cioè della possibilità di essere titolare di prerogative soggettive, quali, per es., il diritto alla salute, il diritto del figlio minore al mantenimento.

Dal momento della nascita e fino al compimento dei diciotto anni di età, dunque, non essendo dotata della capacità legale di agire, la persona non può assumere obbligazioni giuridicamente vincolanti e, salve le eccezioni stabilite dalla legge, i genitori agiscono in rappresentanza legale del figlio minore. 

Tradizionalmente, e purtroppo ancora oggi, per quanto in via residuale, la privazione della capacità legale di agire è collegata alla misura dell'interdizione. La pronuncia di interdizione comporta, infatti, l'ablazione totale e nominale della capacità di agire della persona. 

L'amministrazione di sostegno, invece,  non è misura formalmente incapacitante; per effetto di essa, la persona non diviene incapace legalmente di agire. Se non fosse così, aprire un'Ads nei confronti di chi ha solo deficit di mobilità significherebbe sostituirne la volontà in modo arbitrario ed illegittimo, e ciò solo perché è una persona che non si muove come gli altri. 
Sarebbe  questa una discriminazione fondata sulla disabilità (artt. 2 e 5 CRPD; legge n. 67/2006) con una inaccettabile violazione della dignità dell'interessato (v. art. 1 CRPD :  "Scopo della presente Convenzione è promuovere, proteggere e assicurare il pieno ed eguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e promuovere il rispetto per la loro inerente dignità"). Si violerebbero alcuni tra i principi generali della Convenzione ONU ( v. art. 3), quali il rispetto per la dignità, l’autonomia individuale (compresa la libertà di compiere le proprie scelte) e l’indipendenza delle persone, la non-discriminazione; la piena ed effettiva partecipazione e inclusione all’interno della società; il rispetto per la differenza e l’accettazione delle persone con disabilità come parte della diversità umana e dell’umanità stessa; le libertà fondamentali ed i diritti umani della persona interessata.


Cosa cambieresti o aggiungeresti rispetto alle indicazioni di cui sopra?