18.05 - E’ fondato il timore che l’amministratore di sostegno possa realizzare un’intrusione eccessiva nella sfera privata del beneficiario ?

Bisogna porvi attenzione, certo. In ogni caso, a differenza dell’interdizione, in cui la persona veniva sostituita totalmente in ogni ambito della vita quotidiana, l’amministrazione di sostegno pone al centro della tutela la persona, con tutte le sue fragilità, cercando, da un lato, di limitare nella minore misura possibile la sua capacità d’agire e, dall’altro, di valorizzare al massimo le sue aspirazioni.

Il tasso di intrusività dipenderà dal contenuto del decreto istitutivo e dalla natura dei poteri conferiti dal giudice (assistenza o rappresentanza).

Anche nel caso di persone con disabilità intellettive, l’attività dell’amministratore di sostegno deve essere sempre e continuamente pervasa dal criterio guida delineato dall’art. 410 c.c.

E’ fondamentale instaurare con il beneficiario un’alleanza “interattiva” per distinguerla da quella terapeutica che si instaura con il medico, cioè sviluppare una relazione sapiente e leale, basata sulla fiducia e sul rispetto reciproco, senza prevaricare o imporre decisioni o scelte di vita, ponendo sempre al centro del rapporto la “persona”, cercando di tener conto dei suoi bisogni e delle sue aspirazioni, informandolo e coinvolgendolo per quanto possibile nell’attività che svolge a suo favore.

Un amministratore di sostegno esperto e attento sa che spesso le rotture possono dipendere anche dalla patologia da cui è affetto il beneficiario. 

Solo se l’amministratore di sostegno è riuscito ad instaurare con il beneficiario una buona alleanza interattiva, allora potrà essere d’aiuto al beneficiario stesso.


Cosa cambieresti o aggiungeresti rispetto alle indicazioni di cui sopra?