01.11 - Si sente spesso ripetere che con l’AdS è entrata nel diritto privato un'inedita consapevolezza circa la necessità di adottare nell’ambito della fragilità un nuovo linguaggio. Cosa vuol dire?

Usare accanto alle espressioni e alle locuzioni tecniche classiche, sia sostanziali sia processuali che conservano evidentemente una loro imprenscinbilità, anche un’altra serie di espressioni che cominciano a ritrovarsi sempre più spesso nei decreti giurisprudenziali, nelle opere dottrinarie, talora anche in alcune indicazioni amministrativistiche o di legislazione regionale. Si tratta di parole deputate a significare la necessità di prestare attenzione, in ogni scelta affidata al GT o all’ADS o ad altri soggetti, alle condizioni di serenità e benessere psicologico che occorre, nella misura del possibile, assicurare al beneficiario.

Già oggi nel lessico degli articoli 404 usque 413 spiccano in tal senso espressioni come aspirazioni, richieste, esigenze, persona.

Altre parole che si candidano ad entrare nel futuro descrittivo dell’istituto sono ad esempio benessere, soddisfazione, empatia, ascolto, inadeguatezza (destinata sempre più a sostituire il vocabolo “capacità”), desideri, quotidianità, relazioni sociali, creatività, realizzazione, beneficialità, resilienza, e così via.

Una necessità oggi avvertita da più parti è quella di modificar tutti i programmi scolastici e formativi relativi a impegni, professionalità, competenze destinate e a profondersi nel settore dell’Ads. Ciò con particolare riguardo ai piani di studio delle facoltà di giurisprudenza, di scienze della formazione, di psicologia e pedagogia, ai corsi riservati ai magistrati, agli amministratori pubblici, agli assistenti sociali, agli infermieri, ai medici, agli psicologi.


Cosa cambieresti o aggiungeresti rispetto alle indicazioni di cui sopra?