L’inapplicabilità del criterio dettato dall’art. 45, 2° e 3° co., c.c., preclude l’applicazione analogica all'amministrazione di sostegno ed in particolare all'amministratore di sostegno della regola contenuta nell’art. 343, 2° co., c.c., che dispone il trasferimento di tutela, con decreto del tribunale, “se il tutore è domiciliato o trasferisce il domicilio in altro mandamento” (Cass. 16 novembre 2007, n. 23.743, in DG). La Corte esclude l'applicazione analogica della disposizione in oggetto (che non è stata richiamata dall'art. 411 c.c. tra quelle applicabili al procedimento di a.d.s.), tenuto conto della diversità di fondo tra la nuova forma di protezione e l'interdizione. Mentre in quest'ultima il tutore sostituisce in toto l'interdetto in tutti gli atti della vita quotidiana, nell'amministrazione di sostegno il beneficiario conserva capacità di agire per gli atti non di competenza dell'a.d.s. (art. 409 c.c.), potendo interloquire col g.t. per l'adozione dei provvedimenti che ritenga più adeguati alla propria protezione (artt. 410, 411, 413 c.c.).

E’ pure ipotizzabile che il trasferimento del domicilio dell’amministratore di sostegno in luogo lontano rispetto a quello di residenza o domicilio dell’amministrato, il quale sia rimasto immutato, possa, nei congrui casi, legittimare la richiesta di sostituzione dall’incarico, tenuto conto della difficoltà di espletamento dell’ufficio a congrua distanza spaziale rispetto al beneficiario. La sostituzione potrebbe palesarsi fondata soprattutto laddove il decreto di nomina abbia disposto un'amministrazione rappresentativa dotata di contenuto ampiamente sostitutivo del beneficiario nell'espletamento degli atti della vita quotidiana.

E' pure ipotizzabile il trasferimento del luogo di domicilio/residenza del beneficiario.

In tal caso, il g.t., con decreto, può disporre il trasferimento del procedimento avanti al g.t. del tribunale ove il beneficiario ha posto la nuova residenza.