Per essere destinatario della nomina ad amministratore di sostegno il familiare dovrà dare dimostrazione di avere ben presenti le reali aspirazioni ed i bisogni effettivi della persona.

In altri termini egli potrà fornire, tendenzialmente nel corso dell'udienza nella quale il giudice procede all'audizione di tutti i soggetti coinvolti, elementi atti a far ragionevolmente ritenere che il suo intervento avrà ad oggetto esclusivamente la cura e gli interessi della persona del beneficiario.  

Non dovrà trovarsi egli stesso in condizioni di minorata capacità di tipo psichico, mentre un'eventuale minorazione di tipo fisico non sarà di per sé motivo per escluderlo dalla rosa dei soggetti nominabili.

Al vaglio del giudice il familiare dovrà risultare capace di comprendere le necessità vere del tutelato, libere da condizionamenti, scevre da visioni paternalistiche che si risolverebbero in danno del congiunto, laddove ad esempio si ponessero in contrasto con la necessità di garantire l'accesso del beneficiario ai presidi sanitari, più in generale ai mezzi capaci di rimuovere gli ostacoli alla piena realizzazione della persona.

Il familiare dovrà inoltre essere persona lucida ed orientata, in grado di poter assicurare il tipo di assistenza necessario nel caso specifico; dovrà inoltre dichiarare lealmente se vi siano motivi di conflitto o risentimento nei confronti degli altri congiunti o comunque verso le figure di riferimento del beneficiario (si pensi ad un fratello o ad un figlio che abbia motivi di contrasto verso il compagno del beneficiario).

Il criterio da seguire resterà comunque sempre quello del massimo riguardo per la cura e per gli interessi specifici del beneficiario.

Come si intende da quanto precede, l’elencazione degli eligendi di cui al 1° comma dell’art. 408 c.c. non va intesa come una rigida scala preferenziale, in quanto essa non corrisponde, comunque, ad un ordine gerarchico al quale il giudice tutelare sia in qualche modo vincolato.